Quante donne rinunciano al mondo dell’estetica quando sono in dolce attesa? Ma sarà veramente cosi pericoloso affidarsi a mani esperte e professionali per un trattamento di trucco permanente in gravidanza o durante l’allattamento? Cerchiamo le risposte che ci servono.
Considerazioni e opinioni sul trucco permanente in gravidanza
Personalmente, mi sono decisa ad affrontare questo delicato argomento… studiando. Ho eseguito alcune ricerche nel campo medico, curiosando fra siti e comunicati di diverse associazioni che tutelano le donne in gravidanza e nella fase delicata dell’allattamento.
Il mio studio è stato tutto proiettato sulla tecnica del tatuaggio; ovvero la pratica di depositare il pigmento (inchiostro) sotto l’epidermide, mediante aghi sterili spinti da un supporto elettromeccanico. Poiché – sia ben chiaro – il trucco permanente, semipermanente o microblading non è altro che un tatuaggio eseguito con dei colori che vengono riassorbiti dal sistema immunitario, diversamente dagli inchiostri del tatuaggio artistico che sono definitivi (durano per sempre).
Tuttavia la mia ricerca mi ha portando a una sana consapevolezza: il trucco permanente (o tatuaggio) può essere eseguito nel periodo di allattamento. Scopriamo perché!
L’Ospedale Bambin Gesù dice la sua sul trucco permanente in gravidanza
Cosa ne pensa l’Ospedale Bambin Gesù del trucco permanente in gravidanza e allattamento? Ecco una pubblicazione interessante sul tema:
“Nel 2015 l’Istituto superiore di Sanità ha pubblicato un’indagine secondo la quale è tatuato il 12,8% della popolazione italiana (quasi sette milioni di persone).
Secondo tale studio il primo tatuaggio viene effettuato mediamente a 25 anni, ma il numero maggiore di tatuati riguarda la fascia d’età tra i 35 e i 44 anni. Si stima che siano più numerose le donne degli uomini e non è quindi difficile che una mamma possa desiderare di effettuarlo durante il periodo dell’allattamento. (…)
Un aspetto molto importante è rappresentato dalle possibili complicanze infettive, di tipo batterico o virale. (…) Questi ultimi sono rappresentati da infezioni causate da un batterio chiamato stafilococco. Il rischio di infezione è presente soprattutto durante la fase di guarigione (circa 1-3 settimane), periodo durante il quale va fatta attenzione alla cura e all’igiene della zona tatuata. Tra gli effetti collaterali vanno ricordati anche reazioni di ipersensibilità“.
Un altro parere illustre: la Leche League
Anche l’associazione di volontari Leche League, che si occupa di assistere le donne che vogliono allattare, ha dedicato un articolo alle mamme che desiderano sottoporsi al tatuaggio in fase di allattamento. Ho preso un piccolo estratto che cito testualmente:
“I tatuaggi sono creati iniettando inchiostro nel derma. (…) Gli aghi penetrano la pelle fino ad una profondità di pochi millimetri; tuttavia le molecole di inchiostro sono troppo grandi per passare nel latte materno”.
Bisogna però fare un piccolo inciso in calce a questa dichiarazione. Alcuni ginecologi, infatti, consigliano di far passare i primi tre mesi di allattamento. Questo perché è stato riscontrato che il sistema immunitario delle donne in gravidanza diventa più vulnerabile.
Conclusioni e buone pratiche per il trucco permanente in gravidanza e allattamento
Appurato che il trucco permanente può essere eseguito su una donna che sta allattando, dopo i primi tre mesi, la questione ora è un’altra: come si potrà comportare il colore sotto la pelle di una neo mamma?
“Sono un pittore che non si sceglie la propria tela”: questa è la frase che ripeto spesso alle mie clienti, ricordando loro che ogni pelle ha una reazione diversa, e che varia da soggetto a soggetto. La mia bravura – mi permetto di dirlo, dopo anni di esperienza – sta nella conoscenza approfondita dei differenti tipi di pelle, capendo in anticipo eventuali reazioni che potrebbero compromettere il lavoro.
Quando la donna scopre di essere incinta, il suo corpo inizia a prepararsi ad accogliere il bambino e, soprattutto, si prepara al parto e all’allattamento. Il corpo cambia e nulla è come prima: lo sanno bene i nostri ormoni, così come la nostra pelle.
Se da un lato i medici danno il via libera, mi sento comunque in dovere di informare le mie clienti sull’ipotetica resa del trucco permanente in gravidanza e allattamento.
Partiamo innanzitutto dalla percezione del dolore: è ben noto che l’azione tatuatoria non sia poi così dolorosa, anzi. Potremmo definirla un leggero ma piacevole fastidio; sensazione che cambia quando la donna sta allattando. A causa dell’aumento ormonale la soglia del dolore scende e, dunque, l’azione tatuatoria potrebbe essere percepita maggiormente.
Persino la pelle subisce un cambiamento: nello specifico, l’epidermide, ovvero lo strato più esterno, diventa più sensibile e delicato. Ragion per cui le probabilità che si possa arrossire o gonfiare si innalzano decisamente.
Anche il colore potrebbe non attecchire perfettamente a causa dell’aumento del flusso sanguigno, che si presenta già dalla 12ª-14ª settimana di gestazione e raggiungendo il suo picco intorno alla 30ª settimana. Questo problema, però, diventa facilmente risolvibile tatuandosi dopo i primi tre mesi di allattamento.
Tuttavia, deve essere ben chiaro che queste indicazioni sono puramente soggettive. Ogni donna può avere una reazione diversa: per tale motivo, personalmente lascio sempre la decisione finale alla cliente, che fa le sue considerazioni in tranquillità dopo un consulto approfondito.
Quindi care future o neo mamme, qual’ora fosse un vostro desiderio rendervi ancora più belle di quanto già siate, sappiate che potete affidarvi a professioniste del settore con serenità, ma li dove ci sia un po’ di timore tranquille, vi aspetto al compimento di un anno del vostro piccolo bimbo/a.